Il Web visto da Antonino

 Web visto da  Antonino

Europa Europa

Il web non e' sesso e perversione, ma amicizia,

amore e unione tra i popoli.

Il Cavaliere Solitario

 

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NOTE SU QUANTO SEGUE

Tutto quanto leggerete è frutto della mia fantasia e, ogni riferimento a fatti è puramente casuale, ci sono cose mischiate nel tempo

i cui avvenimenti mi hanno ispirato a scrivere quanto sotto leggerete. Riporto qui tutto quanto ho scritto nella pagina del Cavaliere Solitario

di Facebook, anche frasi e parole degli amici, dei giornali, che più mi hanno colpito.

Massima

Massima del Cavaliere Solitario:

L'amore che nasce nel virtuale è come una sottile lastra di vetro che si frantuma a contatto della realtà.

Il Cavaliere Solitario

sabato 9 aprile 2022

Paura di morire?

Paura di morire? Guardatevi intorno, siamo già morti dentro, andiamo in giro che sembriamo degli automi, l'uomo era stato creato per amarsi l'un l'altro, per socializzare e non per andare in giro come tanti manichini, vuoti, senza sentimento. Le famiglie si sono divise a causa del vaccino, siete sicuri che non è stato soltanto un pretesto? Nella mia famiglia nessuno si sarebbe sognato di dividersi anche se la vedevamo diversa in merito ai vaccini. Visti i risultati, dovremmo accorgerci che è stato soltanto un fatto commerciale e politico, a quanto pare nessun beneficio, anzi gravi effetti per la salute per qualcuno. A quale dose vi accorgerete di essere stati presi in giro? A quale dose vi renderete conto che in Italia è stata instaurata una dittatura?

Si sta mettendo in atto la strategia del controllo, controllo di cosa, sapere pure quante volte andiamo al bagno? E a che scopo, non mi dite per la lotta contro l'evasione fiscale che non si è mai voluta fare veramente in quanto i primi evasori sono quelli che stanno al governo. Non dobbiamo avere più sentimenti, quella bella sensazione di amare qualcuno, quello stato d'animo che ti fa vedere tutto rosa, tutto bello, che la natura esprima tutta la sua bellezza per te e l'altro/a. In pratica in merito alle famiglie ci sono già riusciti, ma questo perché glielo abbiamo permesso, perché siamo stati così stupidi da fare il loro gioco. Da ultimo questa guerra, da cui potevamo stare lontani, che avremmo potuto evitare restando neutrali.

Dobbiamo ripercorrere sempre la storia, gli imperi, i dittatori, i conquistatori, le guerre con milioni di morti, i peggiori soprusi e crimini contro l'umanità nello svolgersi di esse. E come al solito non siamo di certo noi poveri cittadini a promuoverle ma gente ricca e potente, che non sa più che farsene del denaro avendone a bizzeffe. Perché, mi domando, non si può vivere in pace, perché ogni popolo non si può scegliere come essere governati o come svolgere la propria vita. La gioia di questa gente è poter usare la gente come tante marionette che si muovono come dicono loro.

Ricchezze a non finire.

Ricchezza non finire, si possono permettere tutto quello che vogliono eppure, non contenti, vogliono la catastrofe mondiale, hanno deciso che chi è anziano deve morire perché non produce, hanno deciso di toglierci la libertà di parola, di movimento, niente bar ne ristoranti, ti devi far iniettare un siero che non serve a niente, creato per la delta che non esiste più, a chi davano fastidio le nostre tradizioni, la famiglia, la nostra religione? Se per caso a qualcuno sfugge un dito e lancia una bomba nucleare, le radiazioni non colpiranno anche loro? Tutti coloro che hanno preso possesso del nostro parlamento, usciranno un giorno da quei palazzi e non temono l'accoglienza del popolo Italiano che ha subito per due anni le loro angherie?

Io credo che prima di inneggiare così stoltamente alla guerra, qualcuno dovrebbe riguardare qualche documentario su Hiroshima e Nagasaki, come erano ridotte dopo le bombe atomiche che gli sono state gettate sopra, danni irreparabili e incalcolabili per quel popolo che forse gli ci saranno voluti 30 o 40 per riprendersi.

 

giovedì 19 novembre 2020

"Scusatemi figli miei ma voglio morire, mamma", i messaggi lasciati sulla Settimana Enigmisitca dai pazienti Covid prima dell'addio.

Parole, sguardi. Sentimenti mediati. Messaggi d'addio scritti con le ultime forze a disposizione ai margini delle parole crociate, su una rivista. Oppure affidati con gli occhi ai medici e agli psicologi delle terapie intensive. Per cercare di accorciare le distanze, bucare le pareti che separano i malati dalle loro famiglie. "Perché un reparto covid è come un bunker - raccontano i medici - quando i pazienti entrano, se non ce la faranno, i loro cari non li rivedranno più".

I protocolli anticontagio non ammettono deroghe. Chi è ricoverato lo sa: lotta contro la malattia e contro la paura. "Non voglio impazzire, fatemi addormentare senza risvegliarmi", scriveva 20 giorni fa sulle parole crociate, ai medici, una 70enne ricoverata nel reparto covid dell'ospedale Vannini, al Casilino. La donna non risponde all'ossigeno terapia né ai farmaci. Non vuole sottoporsi al casco "Cpap" con l'ossigeno a pressione positiva. Si spegnerà poche ore dopo. Non prima di aver dedicato l'ultimo pensiero ai suoi amori: "Scusate figli miei, ma voglio morire dormendo".

Un messaggio "in bottiglia". Sette parole scritte in corsivo sulle stessa pagina delle parole crociate, che i sanitari troveranno aperta al momento del decesso sul bordo del letto. E che avranno cura di inserire nella sacca degli effetti personali da riconsegnare alla famiglia. Non c'è spazio per un'ultima carezza, neanche dopo.Chi è ancora vigile e combatte con la testa dentro a un casco usa lo sguardo per cercare il conforto dei medici. O quello dei propri cari collegati in videochiamata, se è ricoverato al policlinico di Tor Vergata e può contare sul supporto di Francesca Alfonsi, psicologa e psicoterapeuta delle Terapie intensive dell'ospedale, impegnata nel ruolo di mediatrice della comunicazione tra i pazienti e i loro familiari.

Dall'inizio dell'emergenza Alfonsi ha trattato oltre cento casi. Molte persone sono scomparse. La psicologa, nello svolgimento della sua professione, è chiamata a entrare nelle insenature più profonde delle loro vite. A conoscere i dettagli degli amori sbocciati decenni orsono sui banchi dell'università o su una spiaggia del litoriale. Riceve quotidianamente le chiamate dei familiari, non solo per fornire loro il supporto psicologico nel corso di colloqui che durano anche oltre un'ora ciascuno, ma prova a colmare il vuoto. Buca le pareti del bunker.

Dispensa al paziente le carezze, "sulla guancia" o "sul piede" che "a lui piacciono tanto" e che la moglie, la fidanzata, all'altro capo del telefono, non possono dargli. Veicola in maniera bidirezionale le parole d'addio o i messaggi di sprone: l'ultima volta è successo solo due giorni fa per un paziente di 50 anni che come la signora del Vannini, era stanco, spaventano e rifiutava di essere intubato.

"Papà non puoi mollare adesso - gli dice la figlia 27enne - io mi devo ancora sposare, devi portarmi tu all'altare. Mia sorella deve laurearsi. Fatti intubare, fallo per noi, non puoi negarti questa possibilità".

Il pensiero, anche prima di andarsene, è sempre volto all'esterno. "C'è un grande bisogno di dare continuità al quotidiano - rileva Alfonsi - ho nella mente nomi, toni di voce, mi vengono affidati gli aspetti più intimi dei rapporti familiari. Durante i colloqui si vivono momenti di grande commozione".

Così accade che un 55enne poco prima di spegnersi sussurri queste parole: "Dica a mia moglie che in camera da letto, dentro al primo cassetto del mio armadio, c'è una lettera per lei". Un testamento scritto prima del ricovero, con i dati dei conti correnti bancari, le direttive di ordine pratico per la vita futura della famiglia.

I pazienti intubati e non più coscienti, tramite la psicologa ricevono le carezze, le parole dei nipoti."Nonno sbrigati a tornare - lo esorta il più grande dei cinque nipotini - perché come ci spingi tu sull'altalena non ci spinge nessuno".

Domani la figlia di un 51enne scomparso a marzo discuterà la tesi di laurea sulla genitorialità nell'intercultura che ha dedicato al padre: "Solo in questo modo - sottolinea - posso restituirgli il regalo che mi ha fatto consentendomi di poter studiare".

Lui ne sarebbe orgoglioso. Come lo era dei suoi figli il paziente che 20 giorni fa se ne è andato dedicandogli con queste parole: "Vi ho amati più di ogni altra cosa al mondo, ma sono veramente stanco e non ce la faccio più".

Sempre dedicato a chi si sente invulnerabile.

giovedì 29 ottobre 2020

Mi chiamo Antonino P. ho 76 anni e sto morendo in un letto di ospedale

Mi chiamo Antonino P., ho 76 anni e in questo momento sono in un letto d’ospedale, intubato.
Loro non lo dicono, ma uno lo capisce quando è il momento.
È una ventata gelida che senti e non senti, però la riconosci subito, non hai dubbi.Per loro sono l’ennesima vittima di un virus venuto dalla Cina. Covid-19, l’hanno chiamato, come se covasse per esplodere improvviso e spargere schegge di morte ovunque.
Respiro a fatica, l’infermiera viene spesso a controllarmi, ha gli occhi stanchi, ma si sforza di apparire serena.
Il medico, invece, è sempre sudato, ha goccioline sulla fronte come una corona, e non capisco se è per i turni massacranti o per la paura che cerca di nascondere.
La paura è più subdola del virus. E i medici sono cristiani come noi, mica eroi. È facile dipingerli come macchine, mostrarli come robot che vanno incontro alla morte e non temono niente, immaginarli soldati pronti al martirio.
Ci lava la coscienza. Macché. Hanno paura: si tocca, è densa. Passano le giornate avvolti nella paura. Hanno famiglie, figli, genitori che non vedono da settimane. E che non sanno se rivedranno.
Io, invece, sono solo. Carmela se n’è andata tre anni fa. Aveva il taglio delle labbra all’insù, volgevano sempre al sole, anche quando mi disse: «Grazie per aver rinnovato la promessa ogni giorno», e spense la luce.
Dicono che il virus colpisce tutti, è democratico. Così dicono. Io, però, vedo morire tanti vecchi. Non anziani. Vecchi. Ché “anziani” serve solo a indorare la pillola. Noi siamo “vecchi”.
Io sono vecchio. E non sto morendo adesso, in questo letto d’ospedale. Sto morendo da anni. Da quando quelli che dicono hanno deciso che non siamo più utili perché non possiamo produrre. Ché ormai il valore delle persone si misura solo in base a quello che producono materialmente.
Nessun merito al vissuto, allo spirito, all’anima di chi ha visto migliaia di albe per tenere in piedi un Paese. Largo ai giovani, dicono. E lo dicevo pure io. Ma poi sono passato dall’altra parte.
Perché certe cose non le capisci se non le vivi, soprattutto quando non ti interessa capirle.
Ché poi non è vero che non serviamo, bastano i soldi che spendiamo per le medicine. Hanno nomi che manco mi ricordo, e una mi lascia un saporaccio che pare olio di ricino. Ma il dottor Franzè dice che le devo pigliare perché ho il cuore come una carriola sgonfia. Così dice: una carriola sgonfia.
Ma con questo trabiccolo a terra cammino da 23 anni, dal giorno dell’infarto. Franzè mi diceva che potevo arrivare pure al secolo, bastava rigonfiarla ogni tanto. Mo’ invece mi sa che non si gonfia più, nonostante ‘sto compressore che pompa aria da ore.
Le chiamano “patologie pregresse”. Lo dicono sempre al tiggì quando muore qualcuno in questi giorni, lo fanno per non allarmare la gente. È come un’etichetta appesa all’alluce in obitorio: «Anziano con patologie pregresse», che tradotto significa: «State tranquilli, sono vecchi e malati, prima o poi dovevano morire». Così dicono. E se ne fregano delle previsioni di Franzè.
Poi ci sono alcuni che dicono che siamo un peso e che i 400 euro di pensione che prendiamo dovrebbero darli ai giovani disoccupati. Pure questo dicono. E sembra che qualcuno li abbia ascoltati e abbia mandato il flagello per alzare la crescita zero. Questo non lo dicono, non è politicamente corretto. Ma lo pensano tutti.
Ecco, è arrivata di nuovo quella ventata. È più fredda di prima.
Mi chiamo Antonino P., ho 76 anni e sto morendo in un letto di ospedale.
Alessandro Stella
Ps. per fortuna non sono io ma lo dedico a tutti quelli che si rifiutano di portare la mascherina, sono d’accordo, certe misure sono esagerate, ma meglio che ci sono che non ci sono.

 

giovedì 2 aprile 2020

LA TESTIMONIANZA DELL’INFERMIERA

Lavoro in ospedale, le scrivo perché, da cittadina volverese vorrei descriverle una giornata tipo. Una come tante, in questo periodo. Ma non vorrei descriverle quello che stanno passando i media: numeri, statistiche, decreti e divieti. Vorrei farlo visto dal lato del paziente Covid positivo e degli operatori. Il Covid è molto più che un virus subdolo.
Siamo un paese che sa solo lamentarsi per qualsiasi cosa, mai contenti di nulla. Sembra che la quarantena sia un castigo anziché una protezione per ognuno di noi. Se lo riterrà opportuno, potrà condividerlo lei, per sensibilizzare.
Che bello essere chiamati angeli, ma chissà se poi lo siamo davvero.
È un sabato mattina di una settimana di allerta Covid-19. Finalmente un giorno di riposo dopo tanto lavoro. Finalmente puoi dedicarti alla famiglia. Per te la quarantena non esiste, non esiste il divieto ad uscire e non è mai esistito. Tu devi lavorare, sei preziosa dicono. E invece no, niente riposo. Arriva la chiamata. Si deve andare. C’è bisogno di coprire turni. Il lamento è d’obbligo, non vorresti, ma si fa. Mentre ti prepari, rifletti che marzo non è stato affatto clemente: turni di 12 ore, ferie annullate, riposi ma cosa sono i riposi?
Arrivi in ospedale, qualche figura nei corridoi, ma ancora troppa gente in giro. Arrivi al reparto critico, quello dove sono ricoverati i pazienti positivi. Tutto blindato, suoni. Ti apre la collega che è li da ieri sera. Stremata, viso segnato dalla mascherina e gli occhiali, prendi consegna e la congedi. Deve riposare. Suona un campanello. Ti sporgi alla camera interessata, chiedi il motivo della chiamata, rassicuri che presto entrerai, e vai a vestirti. La vestizione è lunga, ci si deve bardare molto bene e non si possono commettere errori di trascuratezza.
Entri dalla paziente, la conosci e la saluti. Ha un casco sulla testa, si chiama C-pap. Serve per respirare meglio, non ha molte speranze e il monitor al quale è collegata ne dà conferma. Ma la paziente è cosciente, lucida e orientata nel tempo e nello spazio, ma soprattutto sa che sta per morire. Lo sa, lo percepisce e lo sente. Parli un po’ con lei.
Non mangia da giorni. Questa mattina chiede la colazione. Ha un diabete non controllato e vuole due fette biscottate con la marmellata. Sarà certo il diabete il suo peggior nemico ora? E riferisci alla collega di passarteli.
Quello sguardo implorante ti uccide. Distogli ogni tanto gli occhi da lei per non morire dentro…
Mentre le sistemi i cavi dei parametri vitali, lei ti prende la mano…”Amore, sei mamma?”. “Si, di due ragazzi”.
“Allora puoi capire cosa sto provando?”.
“Posso provare, ma se vuoi, puoi descrivermelo… ti ascolto”.
“Ho quattro figli e sono sempre stati tanto mammoni. Un rapporto bellissimo, anche perché gli ho fatto da madre e da padre, visto che sono rimasta vedova da giovane. Non ho paura di morire, non vorrei solo soffrire. Ma un giorno, uno dei miei figli è venuto a trovarmi e non lo hanno più fatto entrare.. è stato obbligato, non una scelta. Non ho potuto vedere più i nipoti, le nuore nessuno. Io qui, loro a casa. Non ho potuto dir loro quanto bene gli voglio”.
“Ma chiamali al telefono e diglielo”.
“Si, ma non è la stessa cosa”.
“E vabbè, però ti sentono, ti parlano ed è già qualcosa, meglio di niente”.
“Li chiamo ogni giorno, li sento che stanno soffrendo perché non possono stare con me fino alla fine”.
Entra il medico, la visita e squilla il telefono, è uno dei figli. La paziente gli dice “c’è il medico, te lo passo”. Il medico descrive al figlio la situazione. È davvero critica. Alla signora viene detto che dovrà essere intubata presto e che non ha molto da vivere. Il figlio chiede di poterla vedere per un ultimo, breve saluto. Non è possibile. il Covid non decide su chi posarsi, si insinua su chiunque.
Il medico esce dalla stanza e la signora piange disperata. Mentre è ancora al telefono con il figlio, il figlio piange con lei. Lei ha sempre su di te quello sguardo implorante, come volesse chiederti di fare qualcosa e chiedi di passarle il telefono. La signora ha un telefono vecchio, non è anziana, ma nemmeno tecnologica, non puoi avvicinare il telefono all’orecchio, quindi non sai cosa ti risponde il figlio, ma quello sguardo ti ha trapanato e non sei soltanto un operatore, sei mamma, sei figlia.
Dici al figlio: “Radunatevi tutti e quattro, ma proteggetevi con le mascherine. Fatelo prima che potete e poi chiamate in video chiamata questo numero”.
E gli dai il tuo e vi farò vedere mamma. È poca cosa, ma almeno non sarà una cosa interrotta di netto, e la potrete vedere.
Gli dici che sarai li per altre dieci ore e di richiamare più volte se non rispondo subito. Non passa neanche un’ora e la collega dice che dalla borsa sta squillando il tuo telefono. Tu sei sempre vestita e sempre in quella stanza, non sei mai uscita e le chiedi di prendere il cellulare, metterlo in un sacchettino, disinfettarlo e passartelo.
Apri la video-chiamata e tutti e quattro i figli lì. La paziente non se lo aspettava ed è felice come una Pasqua e tu con lei. Si parlano un bel po’, si raccontano, si dicono ti amo e lei desatura spesso perché si sta affaticando, ma sai il destino nefasto, non te la senti di chiedere di chiudere. Già una volta sono stati obbligati a tagliare, ora vuoi che la decisione sia la loro.
La chiamata dura circa mezz’ora ed è come se un cerchio si fosse chiuso, quello che doveva essere è stato… lei aveva resistito solo per loro, per vederli, per salutarli. Hai il cuore in mille pezzi. Pensi a te e ai tuoi figli e comprendi tutto..ogni sua preoccupazione.
Ti prende la mano, ti dice grazie, veglierò su di te, per quello che hai fatto. E fai fatica a non piangere. La paziente si spegne. Decidi di uscire e lasciare ai colleghi il resto. E vedi che, come le procedure prevedono, la cospargono di disinfettante, la avvolgono in un lenzuolo e la portano in camera mortuaria. Sola..sola..i suoi effetti personali messi in triplice sacco nero andranno inceneriti.
È domenica mattina. L’agenzia di pompe funebri è venuta a prendere la salma. Uno solo dei figli presente, a debita distanza. Non l’ha più vista da quella video chiamata. Dà indicazioni all’incaricato e vanno via… la sua macchina svolta a destra, la salma va a sinistra..sola. Non ce la fai, quello è troppo. E se fino ad ora non avevi pianto, ora non ce la fai.
A casa apri Facebook. Lamentele ovunque. Vi hanno negato la libertà, il bimbo non può andare più al parco, il cane passeggia troppo in là da casa e non si trova più lievito. Quanta ignoranza, quanti pochi problemi ha la gente, ma su una cosa ancora siamo fortunati: a noi ci saranno state anche negate delle cose, dovremmo anche fare sacrifici, ma almeno noi abbiamo ancora la dignità, un diritto che il Covid-19 ti toglie, senza poterti lamentare. Un diario dalla prima linea.

Coronavirus:al telefono l'ultimo 'ti voglio bene' alla madre

(ANSA) - TORINO, 25 MAR - "Non auguro a nessuno di vedere ciò che sto vedendo in ospedale nelle ultime settimane". Lo scrive Noemi, infermiera della Terapia intensiva dell'ospedale Martini di Torino, che in un lungo post su Facebook racconta la video telefonata, "probabilmente l'ultima", tra una figlia e la mamma ricoverata. "Brividi e lacrime di unica emozione!!", dice l'infermiera, sicura che non dimenticherà mai quegli attimi.
Da una parte, scrive l'infermiera, quella mamma accerchiata da operatori sanitari completamente bardati fino a non poterne scorgere neanche il viso, un monitor che suona di continuo, un casco in testa che non permette di parlare, un respiro difficile e affannoso, la stanchezza dovuta alla malattia...". Dall'altro "parole dolci e tristi - prosegue il racconto dell'operatrice sanitaria - leggere e pesanti allo stesso tempo: 'sei sempre stata una guerriera mamma, non mollare mai, siamo tutti con te!'".
L'infermiera è lì accanto, dietro la mascherina. "Non importa chi venga colpito e a quale età, questo virus molto velocemente separa legami fino a spegnerli anche definitivamente", sottolinea Noemi. "Se solo fosse possibile far provare a tutti quell'emozione, sarebbero in molti a dire quel 'ti voglio bene' in più...- è la sua convinzione -Sarebbero in molti ad essere più comprensivi col prossimo, non solo con noi infermieri, tanto immeritatamente bistrattati in giorni di pace quanto troppo osannati in giorni di guerra, ma con tutti quanti, dall'impiegato delle poste alla vicina rompiscatole... E sono sicura che sarebbero in molti a cominciare a fare la cosa giusta... E non perché glielo impone un decreto. Sembra una sottile differenza, ma vi assicuro che non lo è" (ANSA).

 

domenica 15 marzo 2020

Da Rosanna

Tra qualche anno ci ritroveremo tra le pagine dei libri di scuola e non so cosa verrà scritto. Ma so cosa ricorderò. Ricorderò che gli italiani sono stati definiti untori da paesi come la Germania da cui proviene il paziente zero e del quale ha ben taciuto l'esistenza. Ricorderò i francesi che ci hanno deriso, poco prima di 'puffare' il virus. Degli americani che ci vogliono dar lezioni, mentre devastano gli altri paesi e lasciano morire i loro connazionali che non hanno l'assicurazione per curarsi. Ricorderò anche gli italiani che scappano impauriti, quelli che non rispettano le direttive.e quelli irresponsabili. Ma soprattutto ricorderò quelli che non si sono potuti fermare un attimo neanche volendo. Medici, infermieri, oss, forze dell'ordine, vigili del fuoco, farmacisti e parafarmacisti. Mi ricorderò dei commercianti e dei professionisti che invece hanno deciso di chiudere solo per coscienza civica, rischiando di non sopravvivere economicamente. Gli insegnanti di tutti i livelli, gli educatori e i genitori che cercano di orientare e orientarsi in questo caos. Della generosità di chi ha donato in favore degli ospedali. Mi ricorderò di un paese come la Cina, che in molti abbiamo sottovalutato, darci un esempio incredibile di efficienza e disciplina e una prova di solidarietà e generosità veramente grande, che in pochi si sarebbero aspettati. Chissà se i libri di scuola racconteranno della vigliaccheria dell'Europa, dei tagli che abbiamo fatto alle colonne portanti del nostro paese, per ingrassare le casse di quei paesi che ci hanno letteralmente preso a calci nel sedere. Quando tutto sarà passato, perché passerà, ricordiamocelo tutti quanti che ci siamo rialzati, nonostante gli sgambetti. Rialziamo la testa e tendiamo la mano solo a chi ce l'ha tesa. Agli altri che resti solo uno stivale da guardare e lucidare e che sia tricolore naturalmente 🇮🇹🇮🇹🇮🇹
Una citazione anonima che voglio condividere con tutti i miei amici fb.

Mi devo ricredere

Sinceramente mi devo ricredere, ho sempre considerato i Cinesi un popolo scontroso, non fa amicizia con nessuno, se ne stanno per conto loro, ti parlano solo se riguarda il loro lavoro, il commercio, discutibile quello che vendono.

Ma chi ci sta aiutando?
L’Europa non riesce nemmeno ad aiutare se stessa, invenzione dei potenti e delle banche, invidio la Gran Bretagna che ne è uscita fuori, non devono nemmeno cambiare moneta in quanto non l’hanno mai cambiata con l’Euro.
Che cosa sta facendo l’Europa, sta coprendo il numero effettivo dei loro contagiati per, a loro dire, non seminare il panico, ma così facendo presto si ritroveranno nelle nostre condizioni.
Non si riesce più a ragionare indipendentemente dalle Borse e dal Denaro, la paura di perdere denaro oggi, farà perdere più denaro domani.
I Cinesi, nonostante quello che hanno passato, criticati per il loro regime, ci stanno aiutando, stanno collaborando per far si che usciamo anche noi dalla crisi.
Ci stanno mandando mascherine e attrezzature, loro a tre oceani di distanza e l’Europa?
L’Europa troppo concentrata a salvare se stessa, a salvare le borse, i deficit, gli euro, i parlamentari europei, figuriamoci se si può occupare degli altri.
Seguitiamo a criticare i paesi che chiudono le loro frontiere ma credo che quella sia l’unica soluzione a fermare questa pandemia che ci sta sovrastando.
Nessuno parla più degli extracomunitari che approdano sulle nostre coste, ma si critica la Turchia che cerca di rimandarli al loro paese, non c’è mai stata una strategia comune per evitare l’immigrazione come non c’è ora una strategia comune per combattere la Pandemia del Corona Virus.
Di sicuro ce la faremo, ma a quale costo? La gente continua a non capire, a minimizzare, continua ad andare in giro nonostante le leggi, le raccomandazioni, l’Italiano deve infrangere le regole, lo ha sempre fatto e sempre lo farà, l’Italia è il paese dei furbetti, il furbetto del cartellino, ora il furbetto del Corona Virus.
Il Cavaliere solitario

giovedì 20 febbraio 2020

I Dettami di Gondor

Un Cavaliere di Gondor protegge il tempio di Themis "Antonino"
Un Cavaliere di Gondor difenderà tutti i deboli "Arianna"
Un Cavaliere di Gondor adempie ai doveri del Clan "DanaKnick"
Un Cavaliere di Gondor non mente mai e tiene sempre fede alla parola data "Durwill"
Un Cavaliere di Gondor affronta ogni avversità con coraggio e virtù "Elihas"
Un Cavaliere di Gondor pone la propria vita per proteggere la propria principessa le dame e tutti i confratelli "esch"
Un Cavaliere di Gondor non da lezioni a nessuno, non è presuntuoso, non prevarica "Faennon"
Un Cavaliere di Gondor ha rispetto per i propri superiori e non discute gli ordini impartiti "Freeman"
Un Cavaliere di Gondor non è avventato e affronta i pericoli con giudizio "Granpasso"
Un Cavaliere di Gondor non combatte mai da solo ma sempre al fianco degli altri Cavalieri "Kailuah"
Un Cavaliere di Gondor non colpisce mai alle spalle "maragorn"
Un Cavaliere di Gondor non affronta mai un nemico che sia disarmato "SyIvan"
Un Cavaliere di Gondor da sempre la possibilità a un nemico di difendersi quindi non usa archi, balestre o armi da lancio "Nataniel"
Un Cavaliere di Gondor ha sempre rispetto per il proprio nemico chiunque esso sia "Ramingo"

Io crederò a tutto ciò che il Tempio insegna ed osserverò tutti i suoi comandamenti...io sono un Cavaliere...io sono un Cavaliere di Gondor.
Estel
Sir Antonino
Generale di Gondor
Primo Cavaliere di Gondor

Giuramento degli Antichi Cavalieri

Un cavaliere giura di essere valoroso,
il suo cuore conosce solo la virtù,
la sua spada difende gli inermi,
la sua forza sostiene i deboli,
le sue parole dicono solo la verità,
la sua ira abbatte i malvagi.
io , levo alta la spada della luce, per depositarla ai tuoi piedi come testimonianza del mio giuramento…
io …, lo giuro per la difesa della verità, per la giustizia.
Contro gli oppressori, contro i mietitori di immoralità ed i corruttori dell`innocenza,
contro la falsità, contro i traditori…contro la menzogna
io , giuro di impegnare la doppia spada di giustizia:
quella della parola splendente
e quella dell`acciaio levigato e fulminante.
Ma Giammai io attaccherò per primo,
Giammai io provocherò per primo.
Tre volte io sopporterò l`ingiuria,
Tre volte io ignorerò il disprezzo,
Tre volte io ignorerò la menzogna…
ma quando la mia Spada di Giustizia brillerà nel sole…
come un colpo di luce venuto dal cielo…
come un Angelo purificatore…tacerà la parola.
Allora non indietreggerò di un solo passo,
non mi fermerò che dopo il silenzio dell`oppressore…
davanti ai ranghi e ai miei compagni, io …, lo giuro
mai rinnegherò questo Mio Giuramento…
Chiunque lo rinnegherà, sarà rinnegato.

L’educazione di oggi

Purtroppo è l'educazione di oggi, fin da bambini si può fare tutto, non esiste più questo si può fare, questo non si può fare, il rispetto per le persone più grandi, il rispetto per le autorità, quella sana sberla che i nostri genitori ci mollavano quando ci voleva.
Tutto questo si riflette sulla vita di oggi, sul comportamento dei giovani che stanno venendo su come tanti teppisti fuori legge, che odiano la polizia, le autorità e una qualsiasi parvenza di regole da rispettare o da seguire.
Bene si è fatta la rivoluzione contro i nostri genitori che a nostro avviso sono stati troppo severi con il risultato di creare una generazione di delinquenti.
I Videogiochi non fanno altro che riflettere la vita reale portata nel gioco e chi crea giochi del genere di sicuro non potrà essere la speranza di un domani per un mondo migliore, già i giovani dovrebbero essere la speranza di domani, la società di domani, coloro che sanno che rispettando la natura e il prossimo faranno si che la terra continui ad esistere.
Invece si continua a dare fuoco alle foreste fonte di ossigeno, si continua a sfruttare la terra a proprio piacimento, siamo riusciti perfino a spostare l'asse terrestre provocando uno sconvolgimento del clima che non ha precedenti, tutto questo per avidità di denaro, di potere e di ricchezze, ma di che ci lamentiamo quando vedo anche nel nostro piccolo gente che spreca acqua a catinelle per annaffiare l'erbetta del proprio giardino e potrei continuare per ore con il rischio di annoiarvi.
Il Cavaliere Solitario

Gli angeli che aiutano i giovani

In un mondo spietato come quello della moda, esistono gli angeli che aiutano i giovani, io non lo avrei mai creduto se non lo avessi visto con i miei occhi.
E’ la cosa giusta da fare, in fin dei conti il mondo di oggi sarà il mondo di domani dei giovani di oggi.
Non è come una volta che ti dovevi andare a cercare un lavoro a tutti i costi perché la famiglia non poteva sostenerti.
Oggi i giovani possono sognare, ma se non c’è qualcuno che gli da una possibilità, solo una possibilità, una possibilità che non ti da nessuno, i sogni sono destinati a svanire e a dissolversi come l’aria nel passare del tempo, come la sabbia del deserto che passa attraverso le tue mani senza che ci rimanga niente da stringere.
Beh , io non lo sapevo ma questo qualcuno esiste ed io l’ho visto con i miei occhi, qualcuno che ha capito che piano piano dobbiamo metterci da parte per lasciare il posto ai giovani perché abbiano la possibilità di creare un mondo migliore, un mondo meno spietato, un mondo in cui torni la solidarietà che c’era una volta.
Ho visto negli occhi di quelle ragazze che vogliono fare le modelle, la speranza, la voglia di arrivare, e alla fine qualcuna ce la farà soprattutto perché persevererà nell’inseguire quel sogno.
I treni della vita passano in fretta e si fermano pochi secondi, nemmeno il tempo di riflettere se vale la pena prendere quel treno ed io per un attimo sono salito su quel treno e ho visto tutti questi giovani e soprattutto qualcuno che cerca di aiutarli, e questi qualcuno sono molto pochi.
Il cavaliere solitario

Tornare indietro

Si potrebbe tornare indietro in tempi lontani quando non esisteva l’elettricità,
che si andava a letto al tramonto e ci si svegliava all’alba, senza Smartphone,
senza televisione, che si viveva in modo semplice, che si campava con poco
e che si viveva secondo i valori della famiglia, dell’onestà, tempi in cui non aveva
senso fare del male al prossimo o approfittarsi del più debole.
Io credo che un giorno ci si dovrebbe fermare prima di cadere in un
baratro sempre più profondo, ma so che questo non accadrà mai perché è insito
nell’uomo non ammettere mai quando sta sbagliando.
Vedo una totale indifferenza da parte di tutti di fronte a tante brutture, gesti insani,
il maltrattamento di una donna fino addirittura ucciderla, il continuare a trattarla
come un oggetto da possedere e da distruggere quando si giudica che il giocattolo
è rotto ed è ora di gettarlo via senza però finire di distruggerlo.
Quella mancanza di rispetto che non ti insegnano più, quel violare l’innocenza dei bambini
inconsapevoli e fargli iniziare la vita con un incubo che li perseguiterà per tutta la vita.
Tempi in cui non si crede più a niente e a nessuno, che tempi sono questi,
e verso dove stiamo andando e dove arriveremo, forse a una guerra nucleare che distruggerà
tutto e tutti creando un deserto senza fine in cui prevarrà la legge del più forte e uomini
che continueranno ad infierire sui più deboli, chiediamoci se questa è vita e se sia giusta
la direzione dove stiamo andando.
Una volta si predicavano l’amore, la solidarietà, l’aiutare il prossimo, quello che ha
veramente bisogno di aiuto e come si fa oggi, tempi in cui non si riesce a distinguere più
chi ha veramente bisogno.
Io vorrei solo che rifletteste su tutto questo anche se è molto difficile frenare quella caduta
nel vortice di questa vita malsana che ci circonda, ma almeno essere più consapevoli di quello
che sta succedendo.
il cavaliere solitario

L'ULTIMO MESSAGGIO DI NADIA TOFFA

Se si potesse vedere il mio corpo oltre le apparenze so' che non riuscireste a riconoscere il mio volto, fa' male in ogni secondo che respiro, ho dolore ovunque, il mio corpo fa' male ed io non posso farci nulla, lui ha deciso di fare il suo corso senza di me!
Che mi stà succedendo? voglio vivere, essere libera di vivere come è libera la mia anima, la mia mente e il mio corpo voglio vivere,respirare,gioire,voglio abbracciare questa vita e goderne di ogni singolo secondo come dono,ma sono stanca, non ci riesco, devo riposare,se riesco,il riposo è diventato un traguardo da raggiungere,ogni singolo cm del mio corpo fa male, voglio reagire cerco di farlo ma poi ritorno sul mio letto!!!
Vedo la vita in modo diverso, tutto mi è diventato banale.... potere soldi liti invidie desideri stupidi,ahhhhh se questa umanità capisse la vita che è un dono e quanto darei per viverla senza questi dolori,senza la malattia !
Perché si passa una vita intera a rovinarla rincorrendo obiettivi terreni? quando il vero obiettivo è la vita in sé?Inizio a dialogare con Dio, Signore mio, che sarà di me? della mia vita? della mia famiglia?
In quei momenti mi rendo conto che nulla è mio, mi era solo in prestito,mi aggrappo a Dio, inizio a vedere la vita dall'alto al basso,mi affido completamente nelle braccia di Dio, mi rendo conto che era li,,il mio posto dal mio primo respiro!Alla fine ciò che conta è come l'hai affrontata questa vita.Contano gli esempi dati, i ricordi che lasci,gli affetti curati,i legami creati,,,conta
l' impronta che lasci su questa terra
RINGRAZI CHI TI HA DONATO UN SORRISO E PERDONI CHI TI HA DATO ALTRO

Lettera di Padre Livio a Gesù Bambino

Caro Gesù Bambino
in questi giorni, in cui nella nostra società molti festeggiano il Natale, senza sapere chi è il festeggiato, da povero italiano non ho timore di rivolgermi a te, ben sapendo che solo tu sei in grado di concederci le grazie di cui abbiamo bisogno. A chi infatti dovremmo chiederle se non a te? Sei l’unico che è rimasto credibile in questo mondo, dove tutti promettono e nessuno mantiene.
Non mi lascio ingannare dal modo umile e discreto con cui sei entrato in questo mondo. Apparentemente sei venuto a mani vuote al freddo e al gelo di una grotta, a stento riscaldata da un bue e un asinello. Deposto in una mangiatoia, non stavi meglio di tanti bambini che fuggono dalla fame e dalla guerra verso le nostre contrade. Eri privo di tutto, ma avevi vicino a te due persone meravigliose, come mai ce ne sono state: tua madre Maria e il tuo custode, Giuseppe, che ti guardavano incantati, ben sapendo quale dono in quel momento il Cielo aveva fatto alla terra.
Sei nato povero fra i poveri, bisognoso di tutto, ma hai arricchito il mondo con la tua presenza. Venendo in mezzo a noi ci hai fatto il regalo più grande che potessimo desiderare. Tu, Bambino Gesù, sei la nostra luce, la nostra salvezza, la nostra pace. A Natale hai dato al mondo in regalo te stesso. Lo ha annunciato l’angelo ai pastori assopiti, improvvisamente svegliati da una musica celestiale: ”Vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un Salvatore, che è il Cristo Signore”.
Caro Gesù Bambino, sei tu il regalo di Natale che vorrei chiedere in primo luogo per il mio paese, per questa Italia che ha regalato il presepe al mondo, ma che adesso lo proibisce negli asili e nelle scuole e che si mostra sempre più insofferente per tutto ciò che ti riguarda. Qualcosa di strano e di pericoloso sta succedendo da qualche tempo. Proprio nelle nazioni dove il tuo Vangelo ha prodotto i frutti più belli di fede, di carità e di civiltà, è scesa una nebbia spessa che ti copre e ti oscura, come se la gente si fosse stancata di te. Sono sempre meno le persone che ti ricordano. Sono pochissimi quelli che sanno che il giorno di Natale è quello del tuo compleanno. Quando vado al supermercato faccio fatica a trovare una scritta di “Buon Natale” da appendere sulla porta di casa. Pare che la nostra società ti abbia privato del permesso di soggiorno. Non puoi immaginare quanto ci rimanga male. Tu forse ci sei abituato perché, da quando hai posto la tua tenda in questo mondo, sei divenuto un perenne fuggiasco.
Non mi rassegno però al fatto che tu te ne debba andare anche dalla nostra bella Italia. Mi chiedo che cosa saremmo senza di te. Che cosa ne faremmo di decine di migliaia di chiese vuote, che verrebbero messe in vendita a prezzi stracciati, trasformate in moschee o in discoteche, o addirittura rase al suolo per non pagare la tassa sul fabbricato? Che ne sarebbe delle nostre meravigliose opere d’arte, che tutto il mondo ci invidia, dove Tu e tua Madre siete stati la scintilla che ha acceso il genio di innumerevoli pittori e scultori? Che ne sarebbe della nostra lingua e della nostra letteratura prive dell’anima cristiana che l’ha alimentate, facendo di esse un patrimonio inestimabile dell’umanità? Senza di te, caro Gesù Bambino, la nostra Italia diventerebbe un cumulo di macerie, un deserto senza vita, infestato da serpenti e da scorpioni.
Non te ne andare Bambino Gesù. Ti diamo la cittadinanza italiana, ti esentiamo dalle tasse, ti procuriamo una casa e un lavoro, ma non te ne andare. Vedo che non ti lasci convincere. Vuoi qualcosa d’altro. Ho capito, non ti interessano le nostre cose, ma i nostri cuori. In questo Natale vorresti trovare un posticino nel cuore di ogni italiano. In fondo che cosa ci costa?
Dovremmo solo fare un po’ di pulizia , tirare via il marcio, raccogliere la spazzatura e portare tutto in quel luogo benedetto dove il tuo amore tutto brucia e consuma. Questo è ciò che desideri, ciò che chiedi, ciò che ti aspetti da questa Italia che da due millenni ricolmi di doni. Vorresti che mettessimo da parte i pregiudizi, le cattiverie, le guerre che non ci stanchiamo di farti ormai da troppo tempo. Che cosa ci abbiamo guadagnato a mettere al tuo posto Babbo Natale, a sostituire le pecore con le renne, a chiamare festa d’inverno la tua venuta in mezzo a noi? Il bilancio è fallimentare. Siamo poveri e disperati.
Ritorna Gesù Bambino. Senza di te siamo perduti. Vieni con il tuo sorriso a ridarci la speranza. Porta la tua famiglia in mezzo a noi, perché ci siamo dimenticati che cosa sia una famiglia. Porta la tua pace nei nostri cuori senza pace. Ti prego, lasciati convincere. Lo so bene che non siamo moltissimi che desiderano la tua venuta. Anche oggi, come al tempo di Erode, quelli che abitano nei palazzi ti hanno in antipatia. Lo sanno che tu sei un rubacuori e sono invidiosi. Ma anche fuori dai palazzi già si preparano a trasformare il tuo Natale in una festa di carnevale. Cerca di accontentarti, come già facesti a Betlemme con pochi pastori che ti adoravano estasiati. Ci saranno anche quest’anno, te lo promettiamo. Al suono delle campane correremo alla Messa di mezzanotte, perché tu nasca nel nostro cuore.
Vostro Padre Livio

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